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Immagine del redattoreSusanna Ribeca

Sakura vs Momiji

Lo splendore dell’autunno giapponese gareggia alla pari con la fioritura dei ciliegi in primavera


Articolo a cura di Susanna Ribeca, (scrittrice)


Immaginatevi un mondo tutto giallo, oro, marrone, bronzo, caramello e rosso, rossissimo.

Questo è Aki, signori, la stagione autunnale giapponese.


Il verde delle foglie degli alberi si muta in tantissimi colori che danno ai boschi dei parchi, delle colline e delle montagne un aspetto fiabesco. Il popolo giapponese, profondamente unito alla Natura, approfitta di questa occasione per immergersi nella contemplazione dello spettacolo d’autunno con gite e picnic: è il momento del Momijigari (la caccia alle foglie di acero rosso), una sorta di Hanami autunnale.

Giappone Momiji Autunno

Ma andiamo con ordine, seguiamo in che modo la Natura prepara uno spettacolo unico che, nel corso dei mesi, porterà all’inverno.


Proprio alla fine della torrida estate, il giorno dell’equinozio d’autunno (shūbun), che cade il 22 o il 23 settembre, in Giappone è festa nazionale e tradizionalmente è una giornata dedicata alla celebrazione degli antenati.

In questo periodo sboccia il giglio del ragno rosso.

Si conosce come manjushage (fiore rosso), higanbana (fiori dell’equinozio d’autunno) o Lycoris radiata ed è associato al culto dei morti. La stessa parola “higan” (equinozio) deriva dal sanscrito e significa “l’altra riva”, e nella concezione buddhista fa riferimento a quello a cui noi dovremmo aspirare a diventare per raggiungere uno stato più elevato (nirvana).

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La sua forma particolare ricorda appunto un ragno ed è caratterizzata dal fatto che i petali del fiore e le foglie non s’incontrano mai. Inizialmente la pianta si sviluppa come uno stelo senza foglie, dalla cui estremità sboccia il bellissimo fiore.

Quando successivamente il fiore appassisce e scompare, al suo posto nascono le foglie, che durano fino all’estate, quando appassendo faranno di nuovo posto al bocciolo.

Originario della Cina, in Giappone ha creato intorno a sé un alone di fiaba, ispirando molte storie.

La peculiarità del giglio ha dato origine alla leggenda di Manju e Saka (da qui il nome manjushage), due folletti ai quali fu affidato il compito di custodire rispettivamente i fiori e le foglie. Poiché fiori e foglie, appunto, non s’incontrano mai, i folletti, destinati a non vedersi, decisero di sfidare il destino, incontrandosi di nascosto. S’innamorarono, ma la dea Amateras per punirli, stabilì ancora più severamente che i fiori di Manju non dovessero mai più incontrare le foglie di Saka. I due promisero di ritrovarsi nella morte, ma questo non avvenne mai. Per questo motivo esiste un detto giapponese che recita: “Le foglie non vedono i fiori, i fiori non vedono le foglie” (葉見ず花見ず – hamizu hanamizu ).


Un’altra particolarità del giglio è la composizione chimica del suo bulbo: è velenoso.

I contadini lo piantavano infatti intorno ai campi di riso per tenere alla larga topi ed insetti. La stessa pratica veniva usata anche intorno ai cimiteri, per evitare anche in questo caso l’avvicinamento dei topi (e altri animali), attratti dai corpi sotterrati quando ancora in Giappone non era diffusa la cremazione.


Viene anche chiamato il fiore degli incendi, chiaramente a causa del colore e della conformazione dei petali che assomigliano alle lingue di una fiamma. Una superstizione giapponese dice che introdurne uno in casa aumenterebbe il rischio di incendio.

Se da una parte, quindi, lo si collega ai defunti e, possedendo un’accezione negativa, non deve essere mai regalato, dall’altra è anche considerato un fiore quasi divino, simbolo dell’elevazione e del sacro/spirituale (il colore rosso ha un valore importante nello shintoismo).

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Mentre il giglio fiorisce, il fogliame autunnale, conosciuto con due termini diversi (Koyo e Momiji), inizia a cambiare colore. Koyo descrive il fogliame di colore rosso e giallo, mentre Momiji si applica in particolare alle foglie di acero rosso, che durante questa stagione sono incredibilmente suggestive, tanto da assurgere a simbolo dell'autunno nella cultura giapponese.

Il suo uso è molto diffuso. Le torte a forma di foglia d’acero sono tipiche durante questa stagione e le foglie stesse vengono spesso mangiate come tempura: uno spuntino fritto dolce e squisito, accompagnato da una tazza di tè giapponese.


La tradizione del Momijigari (la contemplazione delle foglie autunnali) ha avuto una profonda influenza sulla cultura sin dal periodo Heian (794-1195), con la caccia agli aceri popolare in tutto il paese.

Per i buddisti, poi, è un momento importante sia spiritualmente che simbolicamente, poiché ricorda che la vita è momentanea. Il Momijigari è presente anche nella poesia Manyoshu dell’ottavo secolo e nel classico romanzo del periodo Heian: “Il racconto di Genji “.

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Cominciamo anche noi una caccia alle foglie autunnali, anche se virtuale?

Il cambiamento di colore varia a causa della temperatura, dell’altitudine e della latitudine, per cui il momento migliore per osservare il fenomeno varia di anno in anno.

In generale, la stagione autunnale inizia a metà settembre sull’isola di Hokkaido, la più settentrionale.

In altre parti del Giappone, come Tokyo e Kyoto, il momento migliore, generalmente, va da metà ottobre fino all’inizio di dicembre. In ciascuna area, il picco dura solitamente dalle due settimane a più di un mese. Pertanto, mentre molte regioni raggiungono il picco a novembre, in alcune aree si inizia a settembre o a fine dicembre. Quando le temperature scendono prima, i colori autunnali compaiono prima, e viceversa.


Kyoto viene spesso considerata la migliore città del Giappone per ammirare l’imponente fogliame autunnale, in gran parte grazie al grande numero di templi tradizionali che ospitano vasti terreni boscosi.

Immaginiamo di camminare per i giardini dei templi e dei parchi, come i Daigo-Ji Gardens, un grande spazio verde frequentato dai fotografi in autunno, nel Daitoku-Ji, un tempio al cui ingresso vi è un imponente tunnel di aceri, oppure nel tempio Eikando, i cui alberi sono illuminati in modo sorprendente.


Il rivestimento del Kinkaku-Ji, realizzato con foglie d’oro, si integra perfettamente con i colori degli alberi in autunno; il Nanzen-Ji è stato reso famoso dal film “Lost in Translation”, poiché vi sono state girate diverse scene in autunno; il Tenryu-Ji è patrimonio mondiale dell’Unesco con un suggestivo giardino paesaggistico.


Giappone Momiji Autunno

A Tokyo i parchi offrono migliaia di alberi per la caccia alle foglie Koyo e Momji.

Percorriamo la Jingu Gaien Ginkgo Avenue, una popolare strada fiancheggiata da alberi di ginkgo biloba che in autunno diventano di un giallo brillante, oppure entriamo nel Koishikawa Korakuen , un famoso giardino che si trova in prossimità del Tokyo Dome e che vanta un gran numero di alberi di acero.

Un parco cittadino per i picnic autunnali è il Shinjuku Gyoen; così come il Parco Ueno vanta oltre 9.000 alberi dai colori spettacolari. Il Parco Yoyogi, vicino al quartiere alla moda di Harajuku, offre un mix di ginko e aceri. Il monte Takao, alla periferia della città, è l’ideale per un’escursione in autunno, così come il Parco nazionale Oze, a circa 100 chilometri a nord di Tokyo.


Anche i numerosi sentieri montuosi del Paese offrono un’ottima alternativa per coloro che desiderano immergersi nell’osservazione della campagna. L’area che circonda il Monte Fuji, compreso il lago Kawaguchiko e i parchi nazionali come il Daisetsuzan di Hokkaido sono l’ideale.

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Un’altra opzione è semplicemente quella di guardare fuori dal finestrino mentre si viaggia in treno: per un’esperienza Koyo davvero unica, si può fare un giro sul treno turistico dellla Sagano Scenic Railway attraverso l’avventurosa regione di Arashiyama.


Siamo dunque giunti alla fine del nostro Momijigari.


Secondo voi, chi vince fra sakura e momiji?


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