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Immagine del redattoreMatteo Gagliardi

ORGANIZZAZIONE E RICICLO DEI RIFIUTI IN GIAPPONE

Aggiornamento: 23 giu 2021

Non è un caso se il Giappone è uno dei paesi più puliti al mondo!


Oggi parliamo di come il Giappone organizza e ricicla i rifiuti.

Ho pensato fosse interessante parlare di questo argomento, non per criticare o fare un paragone con il nostro paese, ma per capire meglio come il Giappone è abituato a gestire e mantenere puliti i luoghi pubblici.


Se c'è una cosa che colpisce davvero chiunque metta piede in Giappone, è la pulizia delle strade. Anche nelle grandi città come Tokyo o Kyoto, è davvero difficile trovare dei rifiuti gettati nelle strade. Ma approfondiamo un pò questo fenomeno.


Prima di continuare a leggere, vorrei invitarti a seguire la nostra pagina Facebook, per tantissime altre curiosità e informazioni sul Giappone! → Centro Culturale Italia Giappone ''Sicomoro''



DIETRO TANTA SPAZZATURA, C'È TANTA ORGANIZZAZIONE


Dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, il paese del sol levante iniziò a crescere in un modo raramente visto nella storia dell'umanità. Un'espansione economica e industriale che finì per posizionare il Giappone come una delle maggiori potenze mondiali.

È ovvio però che una produzione di tale livello generi rifiuti di pari proporzioni.

Se teniamo conto delle dimensioni del Giappone, era chiaramente necessario sviluppare un sistema efficace per la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti.


I rifiuti sono suddivisi in 3 categorie (anche se a seconda della zona o della città può variare)

combustibili, non combustibili e riciclabili.

- Materiali combustibili: includono carta e rifiuti organici.

- Non combustibili: includono pelle, vetri rotti, varie bottiglie, cibo e contenitori chimici in plastica.

- Riciclabili: includono cartone, metallo, giornali e riviste.


Tuttavia a seconda dell'area geografica, gli articoli fisicamente combustibili potrebbero essere classificati come non combustibili o viceversa.


Se vuoi buttare via un oggetto di grandi dimensioni, di solito devi contattare l'ufficio competente del comune locale e richiedere il servizio specifico per quell'elemento.

Inoltre, è necessario acquistare le etichette di smistamento nei supermercati, nei famosi "combini" oppure negli uffici postali. Devi controllare in quali giorni vengono raccolti gli oggetti di grandi dimensioni, apporre l'etichetta corrispondente e lasciarli nell'area predisposta per il ritiro.

Allo stesso tempo, devono essere riciclati anche alcuni oggetti come condizionatori, televisori o lavatrici, per i quali è necessario contattare il centro di riciclaggio del comune.


In tutte le principali città del Giappone, gli edifici di solito non hanno bidoni della spazzatura o cestini, ma uno spazio abilitato per i residenti a lasciare i sacchi a seconda del giorno e del tipo di raccolta, sempre entro l'orario stabilito.


Insomma, per riassumere e semplificare il tutto, non si può buttare l'immondizia dove vuoi, e nemmeno quando vuoi.

Bisogna seguire le regole della zona in cui si vive, e ogni zona ha il suo calendario personalizzato.


(Esempio di calendario giapponese per buttare la spazzatura nella zona corrispondente)


Se per esempio vogliamo buttare delle bottiglie di vetro, beh possiamo farlo il secondo e il quarto giovedì del mese.

Se invece abbiamo rifiuti di tipo ''combustibile'', data la sua frequenza maggiore, possiamo buttarla tutti i martedì e venerdì.

E così via, la mattina presto passerà il camion della spazzatura della tua zona e porterà via il tutto prima che te ne sia accorto.


È inoltre necessario chiarire che se si lascia un tipo di rifiuto diverso da quello previsto, il camion della spazzatura non porterà con sé il sacco, che rimarrà lì dove il furbino lo ha lasciato.

Bisogna stare attenti a questo perché può generare fastidi o litigi con i vicini, che a volte potrebbero non essere molto tolleranti al riguardo, a maggior ragione se l'autore del reato è uno straniero.



SPAZZATURA NELLE STRADE


Il riciclaggio non è un obbligo esclusivo nelle case, ma anche in strada.

Ogni persona in Giappone è responsabile della spazzatura che genera, e di conseguenza si è abituati a conservarla fino ad arrivare a casa. Infatti quando si cammina per strada non si vedono molti cestini della spazzatura.

Questa è una delle cose che può infastidire uno straniero che, ignaro, tenta invano di trovare un cestino per disfarsi di rifiuti che non è abituato a portarsi dietro.


Attualmente si stima che il 90% dei rifiuti in Giappone venga effettivamente riciclato, segno che il sistema, anche se a volte un pò fastidioso, è estremamente efficiente.

Dobbiamo ammettere però che in tutto ciò c'è anche lo zampino di un popolo abituato a mantenere l'ordine con orgoglio, una società che insegna a mantenere e migliorare lo spazio pubblico fin dalle scuole elementari, dove non si tollerano comportamenti fuori dallo schema.

Il cittadino giapponese medio non penserebbe mai di gettare un pezzo di carta per terra, e questo ovviamente non è casuale, ma ha a che fare con un lavoro a livello educativo che va avanti da secoli.


Nel caso specifico della spazzatura sembra proprio che il sistema e l'educazione abbiano funzionato, perchè la pulizia, l'ordine e il rispetto per lo spazio publico è uno dei grandi successi del Giappone che lo rende non solo un paese rispettato, ma anche e soprattutto un paese pulito.


Più avanti però approfondiremo anche alcuni dettagli ''negativi'' di questa educazione così maniacale, che certamente non ha solo punti positivi, perché sappiamo bene che ogni estremo ha un ulteriore estremo sacrificabile.



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(A cura di M.Matteo Gagliardi, Direttore del Centro Culturale Italia Giappone ''Sicomoro'' in Italia)





1.856 visualizzazioni2 commenti

2 comentarios


Miembro desconocido
20 jun 2021

Grazie per le informazioni fornite. In Giappone hanno anche moltissimi impianti di Termovalorizzazione di prossimità, almeno 900 se non sbaglio, perchè non penso che in Giappone utilizzano le discariche.

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Miembro desconocido
17 jun 2021

Molto interessante, grazie. C'è da dire che il sistema organizzativo non è molto diverso dal nostro (io abito a Torino). Quindi il "miracolo" trova sue ragioni, come sottolineato dal vostro articolo, in una cultura profondamente radicata a tutti i livelli sociali. Ancora grazie.

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