NON SOLO BAMBOLE DI LEGNO DELLA TRADIZIONE GIAPPONESE, MA CUSTODI DI UN’INQUIETANTE IPOTESI
(Articolo a cura di Susanna Ribeca, scrittrice)
Ho cominciato la mia collezione di Kokeshi circa un anno fa, acquistandole da un sito specializzato.
Ora ne ho sei, e non mi stanco mai di guardarle e di cercare di interpretare i disegni da cui sono ornate ed il significato profondo che portano con sé.
Perché in Giappone nulla è lasciato al caso ed i legami con la tradizione sono sempre fortissimi.
Il Giappone è noto per essere caratterizzato da molti tipi di bambole, da quelle a grandezza naturale e finemente dettagliate a quelle piccole di legno o addirittura di carta.
Queste bambole a volte sono simulacri di neonati, bambini, persino di eroi e dei.
Sono ancora usate come parte di eventi speciali come "Hinamatsuri", che è un festival incentrato sulle bambole e sulle bambine, o “Kodomonohi”, la Giornata nazionale dei bambini.
Sono anche collocate nei santuari delle case, date come regali e vendute come souvenir.
Esistono undici diversi tipi di bambole tradizionali.
Tra queste ci sono le Kimekomi Dolls, Hina Ningyo, Daruma, Okiagari Koboshi e le Kokeshi, solo per citarne alcune.
Concentrandoci sulle Kokeshi, notiamo che sono differenti dalle altre per via della loro forma e aspetto semplici.
Le dimensioni sono diverse, possono variare dai 12,7 ai 25, 4 centimetri di altezza.
Sono strutturate con un grosso bastone di legno per il corpo e una palla di legno come testa. Ciò che le distingue dalle altre bambole è che non hanno arti sporgenti che rappresentano braccia o gambe, solo un moncone con linee incise.
I legni usati per realizzarle non sono tutti uguali; molti preferiscono usare il corniolo o "mizuko", mentre altri prediligono la pesantezza marrone scuro del legno di ciliegio. Altri usano il legno dell'acero giapponese, o "itaya-kaede".
Questo materiale, prima di essere utilizzato, passa attraverso un processo di essiccazione che può durare da 1 a 5 anni.
Per quanto riguarda il design sulla sua superficie, la faccia dipinta della bambola è stilizzata, con gli occhi che di solito sono solo due fessure o punti. Questo la rende meno espressiva rispetto alle bambole consuete.
Il corpo è decorato con stampe floreali; i colori tradizionalmente usati per dipingerlo spaziano da quello singolo alla combinazione di rosso, nero e/o giallo, anche se le versioni più moderne e commerciali hanno vari abiti, colori e disegni stampati.
L'etimologia della parola "kokeshi" non è ufficialmente documentata, il che dà spazio alle speculazioni.
“Kokeshi" era originariamente scritta in hiragana e non in kanji, quindi si possono analizzare i significati della combinazione di ciascuna sillaba fonetica.
La sillaba "ko" significa due cose: o "piccolo" o "bambino".
La parola "keshi" indica o "papavero" o "bambola".
Combinando le parole si ottiene "piccolo papavero", che è una traduzione dal sapore positivo.
La parola "legno", però, si scrive "ki" o "ko", e quindi, unito a "keshi", potrebbe anche significare direttamente “bambola di legno”.
C'è, tuttavia, un altro modo di vedere le cose.
Invece di considerare "keshi" letteralmente, si potrebbe pensare che derivi da "kesu", che tecnicamente significa “cancellare”. Combinando queste due definizioni, "bambino" e "cancellazione", si ottiene un sinistro collegamento con l'infanticidio, che purtroppo ebbe una grande frequenza nelle aree nipponiche colpite dalla povertà durante il periodo Edo (1603-1868).
A volte, quando un bambino muore, i familiari collocano una kokeshi sul santuario all'interno della casa, per rappresentare e onorare l'anima del bimbo che non c’è più
Nessuno può confermare con certezza quale etimologia sia corretta.
Altri sostengono che la kokeshi non ha collegamenti con l'infanticidio: è nota in tale modo perché uno dei produttori all'epoca chiamò così la sua azienda.
Durante il XIX secolo, le bambole furono utilizzate sia come souvenir che come giocattoli, ed in seguito si sarebbero trasformate in una moda (passeggera).
Al giorno d'oggi, sono ancora vendute come souvenir e usate come oggetti da collezione e pezzi decorativi, tuttavia non sono così popolari tra i bambini, che hanno a disposizione dei giocattoli molto più complessi.
Sembra che al giorno d’oggi l'idea di una kokeshi tra adolescenti o adulti giapponesi sia spesso associata a un sex toy, forse a causa della sua forma. Ovviamente, non tutti la vedono in questo modo.
Kokeshi gigante a Kyoto, 12 metri
Le Kokeshi non sono così vecchie; nacquero intorno alla metà del periodo Edo nella regione di Tohoku, composta da sei prefetture (Ken): Aomori, Akita, Iwate, Yamagata, Miyagi e Fukushima.
Furono realizzate da abili falegnami che sapevano anche lavorare la ceramica.
Questa professione era chiamata "kijiya" e gli uomini che la praticavano erano chiamati "kijishi".
Tutto ebbe inizio in un luogo chiamato Shinchi Shuraku, in un onsen chiamato “Togatta”, nella zona di Zao; vennero vendute ai turisti che andavano là per utilizzare le sorgenti termali e diventarono un tale successo che gli artigiani di altre terme della regione iniziarono a creare le proprie Kokeshi.
Piacquero molto anche ai bambini, sia quelli piccoli (che le avrebbero usate fino a che non fossero spuntati i dentini), sia quelli più grandi (che le compravano al posto delle bambole di porcellana, dato che il legno è più economico).
A causa della povertà diffusa, la Kokeshi diventò un grande regalo per ogni ragazzina giapponese.
Inoltre, alcuni contadini credevano che giocare con una kokeshi portasse fortuna per la stagione del raccolto, poiché gli dei del raccolto sarebbero stati contenti nel vedere i bambini divertirsi con i loro giocattoli.
Durante il periodo Meiji (1868-1912), furono vendute molte di queste bambole, dando a coloro che le realizzavano un motivo per farne altre. Gli artigiani delle Kokeshi si appassionarono a ciò che stavano facendo e alla qualità delle bambole che stavano creando: alcuni di loro furono premiati per i loro dettagli meticolosi e l'abilità creativa.
Ora sono considerati rappresentanti di una delle arti popolari tradizionali del Giappone.
A seconda dell'area in cui è realizzata, la Kokeshi è differente.
Esistono undici diversi tipi di Kokeshi tradizionali (conosciute anche come dento-kokeshi).
Quello più comune è chiamato "Naruko”, che proviene dalla prefettura di Miyagi (c'è un'intera strada a Miyagi chiamata Kokeshi Street).
Ogni bambola, dunque, prende il nome dal luogo in cui è stata intagliata e venduta, di solito un onsen nella zona: il tipo Tsuchiyu, quello Yajiro, il Togatta, Naruko, Sakunami, Zao Takayu, Hijori, Kijyama, Nambu e Tsugaru/Nuruyu.
Ogni anno si organizzano raduni alle terme di Naruko, nelle quali si trova un museo con più di 7000 bambole.
Gli artigiani provenienti da ogni parte del Giappone partecipano a un concorso per eleggere la migliore Kokeshi e il vincitore viene premiato con il Premio del Primo Ministro Giapponese.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino agli anni ’70, la Kokeshi si è evoluta in qualcosa di più contemporaneo, grazie anche all’opera di artisti provenienti da tutto il Giappone e da ambiti diversi, come arti plastiche, lacche, pittura, fotografia, design tessile e persino chimica e ingegneria; essi hanno iniziato a infondere le loro personalità nelle bambole, consentendone l'accettazione immediata da parte di un pubblico nazionale ed internazionale diversificato.
Parliamo dell’avvento della “Sosako Kokeshi”, la Kokeshi Creativa.
I giapponesi usano il termine "Mottainai", che in origine era una parola buddista che si riferiva a “l’essenza delle cose". Applicato a tutto nell'universo fisico, la parola suggerisce che gli oggetti non esistono in isolamento ma sono intrinsecamente collegati l'uno all'altro.
"Mottainai" è anche un'espressione di tristezza per la mancanza di rispetto che viene mostrata quando viene sprecata qualsiasi entità vivente o non vivente.
Gli artisti Sosaku si concentrano su un nuovo approccio visivo alla creazione della bambola, rafforzando il ruolo importante che le foreste svolgono nella vita quotidiana delle persone.
Le immagini rappresentate nella scultura giapponese Sosaku Kokeshi rientrano tipicamente in una delle seguenti tre categorie: scene iconiche; temi e motivi significativi nella storia e nella letteratura; oggetti della vita quotidiana (ad esempio kimono/yukata, bambini/bambini, erbe/fiori stagionali).
Inoltre, data la vitale importanza che i giapponesi danno alle quattro stagioni, celebrate per secoli in ogni forma d’arte del Paese, le Kokeshi non fanno certo eccezione, poiché motivi stagionali e soggetti mitologici sono scolpiti e dipinti in molti modi sui loro corpi.
I popolari Haiku appaiono spesso sulle bambole, migliorandone l'ornamento della rappresentazione stagionale.
Questi ornamenti sono:
Ume (prugna) e Sakura (ciliegio), i fiori che annunciano l'arrivo di Haru, (Primavera).
Nella tradizione giapponese, il fiore di pruno è un simbolo molto amato e benaugurante: rappresenta la rinascita ed esprime la forza e la speranza, in quanto fiorisce nel mese ancora freddo di febbraio, spesso sotto la neve.
Rappresenta la tenacia perché, nonostante il cattivo tempo, riesce a sbocciare.
Sama, (Estate), appare sotto forma di Ayame (iris), Take (bamboo) e persino Matsuri (festival).
Aki, (autunno) adorna le Kokeshi attraverso i dipinti di Momiji, (foglie d'acero), nei colori rosso, arancione e giallo, o Kiku, (crisantemo), un simbolo dell'autunno molto importante.
Nella tradizione nipponica le foglie d’acero rappresentano l’autunno e la trasformazione della natura con i suoi meravigliosi colori. In autunno si svolge il Momijigari (letteralmente “caccia alle foglie d’autunno”), che consiste nella ricerca dei posti più belli in cui ammirare le tonalità delle foglie. Inoltre, l’acero è considerato sacro: nei giardini zen ha un posto di rilievo adatto a contenere la caduta delle foglie, che non vengono mai raccolte prima che l’ultima sia caduta dalla pianta.
Fuyu, (Inverno), si presenta come pino innevato (Yuki no matsu), forti piogge e cappotti di neve, sciarpe e copricapi, che in alcuni casi quasi sminuiscono la figura all'interno. Per quanto le Kokeshi rappresentino ricordi o momenti nel tempo, dunque, i loro legami con le quattro stagioni sono innegabili.
Gli artisti Kokeshi hanno firmato le loro opere sin dall'apparizione della primissima bambola tradizionale; in tempi più recenti, la firma di un artista è diventata lo standard.
Un’ultima curiosità per chiudere in bellezza!
Se avete mai giocato con una console di videogiochi Nintendo Wii, saprete che aspetto ha un "mii".
Un "mii" è un avatar che si può adattare per assomigliare ai giocatori. Nintendo si è ispirata alle Kokeshi quando ha progettato i suoi mii, poiché sembrano quasi identici, anche se i mii hanno gambe e braccia.
(Articolo a cura di Susanna Ribeca, scrittrice)
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