Giba
Oggi presentiamo uno yokai davvero malvagio, che richiede reazioni altrettanto drastiche, ma a fin di bene.
Se un cavallo viene preso di mira dal Giba, detto anche Taiba, è molto difficile per il povero animale riuscire a cavarsela.
Questo “male che s’impossessa dei cavalli” si manifesta in modo singolare.

Un vento forte inizia a soffiare in direzione di un cavallo isolato, che sta camminando in strada con il suo cavaliere, e all’improvviso dal cielo scende una strega vestita di scarlatto a cavalcioni di un cavallino dai riflessi cangianti. La strega si aggrappa al collo dell’animale prescelto, la cui criniera s’illumina di luce rossa, e lo induce a compiere tre giri completi in senso orario. Fra nitriti agghiaccianti il quadrupede crolla a terra morto, con gli intestini che gli fuoriescono dal ventre, mentre l’orrida megera sorride malignamente e sparisce.
A seconda delle regioni del Giappone in cui si trova, il Giba preferisce cavalli bianchi, marroni o bruni.
È ovvio che i proprietari degli animali hanno imparato a riconoscere la sua presenza e a mettere in atto dei diversivi che vanifichino il suo operato. Per esempio, basta passare subito la spada davanti alle zampe della bestia per “romperne” il passo e cacciare il male. Oppure, guai a legarla verso sud, perché ciò aumenta le possibilità di un attacco.
Altri metodi cruenti, ma salvifici, richiedono il versamente di un poco di sangue della bestia a fin di bene. Occorre tenere fra i capelli uno spillone: al primo segno del Giba, si strattona il quadrupede in senso antiorario mentre gli si conficca lo spillone alla base della coda: il dolore provato lo scuote e impedisce al male di impossessarsene. Così anche tagliargli le orecchie in via preventiva o praticare un’incisione sul collo.
Adrenalina e sofferenza tengono lontano il Giba e, quindi, il male peggiore, la Morte.
Al prossimo mostro!
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(Scritto da Susanna Ribeca, scrittrice)
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