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GIAPPONE, TERRA DI MOSTRI: Gatti

Immagine del redattore: Susanna RibecaSusanna Ribeca

(Articolo a cura di Susanna Ribeca, scrittrice)



Bakeneko


Sarà anche vero che il popolo giapponese ama i gatti, ma li teme anche.

Solo così si spiega la presenza nel folklore del Giappone di mostri a forma di micio.


Cominciamo con il bakeneko che, appunto, significa "gatto mostruoso".

Una credenza popolare afferma che, se un gatto diventa molto vecchio, si trasforma in creatura diabolica.

Questa trasformazione può accadere anche se ha vissuto in una casa per un periodo di tre anni o se ha raggiunto il peso di un kanme (circa 3,75 chilogrammi).

Anche l'affetto che nutre per il padrone o per la famiglia può provocare, in determinate stressanti occasioni, la mutazione dell'animale.

Gia nell'articolo "Perché i giapponesi sono ossessionati dai gatti?" abbiamo ricordato che, durante la veglia funebre in casa di un defunto, il gatto di famiglia deve essere tenuto lontano, perché potrebbe diventare un mostro e rubare il cadavere.

Alcuni lo lasciano ai vicini, altri lo chiudono in una cassettina da portare sulla schiena per sorvegliarlo durante il lutto.

In più di un funerale, è accaduto che il micio di casa, diventato un bakeneko, si sia avventato, cadendo dal cielo, sul corteo funebre, portando poi via con sé il morto.



Nekomata


Il nekomata (che significa "gatto a due code"), invece, infestava la dimora di un guerriero.

Tutte le sere, al tramonto, una fiammella misteriosa appariva a circa dieci centimetri dal tatami e, se si provava ad inseguirla, volteggiava dappertutto e poi si rifugiava sull'olmo del giardino.

In casa accadevano cose strane, specialmente nella stanza dei servitori: alcuni oggetti si animavano da soli, altri si spostavano da una camera all'altra.

Finché un giorno il guerriero, stufo non tanto dei fenomeni, quanto delle chiacchiere dei vicini, decise di mettere fine alla faccenda. Osservando con attenzione l'olmo del giardino, scopri fra le fronde un grosso gatto dal pelo fulvo con due code: un nekomata, appunto, che lo scrutava dall'alto con aria inquisitoria e minacciosa.

Il guerriero lo colpì con una freccia, facendolo cadere, e si avvicinò: l'animale agonizzante tentò di azzannarlo e poi morì.


Queste sono storie del passato, ma fortemente presenti nell'inconscio nipponico.

Un esempio: l'anime "Miyo-un amore felino" reinterpreta in chiave contemporanea i miti giapponesi, fra trasformazioni di felini in umani e viceversa.


L'ennesimo indizio del rapporto complesso e speciale che lega il Paese del Sol Levante ai gatti.



(Scritto da Susanna Ribeca, scrittrice)



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