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AMANOHASHIDATE: “Il ponte del cielo” che attraversa la baia di Miyazu

Articolo a cura di Susanna Ribeca, (scrittrice)



Oggi parliamo del secondo dei tre paesaggi più belli del Giappone.

Si tratta di Amanohashidate, il cui significato è “Il ponte del cielo”. Situata nella Baia di Miyazu, regione costiera della Prefettura di Kyoto, è una striscia di sabbia formatasi alla fine dell’era glaciale (ottomila anni fa).

Lunga 3,6 chilometri, coperta dalla vegetazione (circa 8.000 pini), chiude il golfo richiamando la visione di un ponte proteso verso l’azzurro. Fin dall’antichità è stata ritratta nei canti e nelle immagini in stile Ukiyo-e. Un canto di Koshikibu no Naishi dell’epoca Heian recita infatti così:

“Superato il monte Ōe, la strada verso Tanba che passa per Ikuno è troppo lontana [..]

Non ho ancora calpestato il suolo di Amanohashidate, non ho ancora letto la lettera da mia madre”


La località ospita santuari storici ed è il punto di partenza per recarsi al grazioso villaggio di pescatori di Ine.

La visita in ogni periodo dell’anno regala meraviglie ed anche in inverno è suggestiva, perché la zona risulta interessata da abbondanti nevicate. Durante la Golden Week (di cui abbiamo già parlato in un articolo del blog) e Obon (agosto) può essere molto affollata.

Poco distante dal sito e raggiungibile a piedi, c’è il tempio Chion-ji, che si trova all’ingresso meridionale del banco di sabbia. Fa parte della scuola Rinzai del buddismo zen giapponese ed ospita una delle “Tre importanti statue giapponesi di Monju Bosatsu”, il dio buddista della saggezza e dell’intelletto. Pertanto, studenti e altri visitatori vengono al tempio per pregare sia per la saggezza che per il successo accademico e personale. Si possono acquistare porta-fortuna speciali (omikuji) a forma di ventagli pieghevoli, che molte persone lasciano appesi ai pini intorno ai terreni del tempio.


Altre importanti strutture intorno all’edificio sono un grande cancello d’ingresso e una pagoda in stile tahoto a due piani, costruita nel 1500 ed è la più antica sul terreno del tempio. Chion-ji è anche il sito della tomba di Izumi Shikibu, una famosa poetessa del periodo Heian (710-1185).

Una volta passato il Chion-ji, si attraversa un particolare ponte rotante (ruota di 90 gradi per permettere il passaggio delle imbarcazioni sui lati) e si arriva alla lingua di sabbia di Amanohashidate, coperta da una foresta di pini. La pineta è costituita, come abbiamo detto, da oltre 8000 alberi, alcuni dei quali hanno forme così bizzarre che sono stati dati loro dei nomi buffi, quali Meoto Matsu (coppia di pini), Chie no Matsu (pino della saggezza) e Nakayoshi no Matsu (pino amichevole). In alternativa, è possibile osservare la pineta comodamente seduti a bordo di una delle tante crociere turistiche che salpano dal vicino porticciolo.

La parte più stretta di Amanohashidate misura 30 metri di larghezza. Ci vogliono 45 minuti per attraversare il banco di sabbia a piedi, 15 minuti se si noleggiano delle biciclette. Lungo la strada ci sono piccole aree di servizio, dei bagni pubblici e un santuario shintoista.

I migliori punti di osservazione sulla striscia si hanno dalle montagne poste su entrambi i lati della baia. Nella parte sud si trova Amanohashidate View Land, un parco ricco di attrattive al quale si può accedere in pochi minuti attraverso una monorotaia oppure con la seggiovia; una volta arrivati in cima, si trovano numerosi punti di osservazione che danno sul golfo. Dall’altra parte, invece, si trova il Parco Kasamatsu, raggiungibile con la seggiovia o la funivia. Da questo punto la forma dell’istmo di sabbia ricorda il kanji , che significa “uno”. La tradizione vuole che ci si fotografi sopra un piedistallo, girando la schiena verso la baia e piegandosi e ammirando così il paesaggio attraverso le proprie gambe. Questa usanza è chiamata matanozoki (sbirciare fra le gambe) ed è praticata da oltre un millennio.


Il santuario Motoise Kono si trova vicino all’estremità settentrionale di Amanohashidate. Storicamente il più importante della regione del Tango nella prefettura di Kyoto settentrionale, un tempo custodiva la divinità più venerata dello Shintoismo, la dea del sole, Amaterasu, e Toyoukehime, una divinità locale dell’abbigliamento, del cibo e degli alloggi.

Entrambe furono in seguito consacrate come le principali divinità rispettivamente dei Santuari Interno ed Esterno di Ise, l’enorme complesso di templi autonomi della città di Ise. Di conseguenza, il santuario di Kono viene anche chiamato Motoise (letteralmente: “Origine di Ise”).

La sala principale ricorda da vicino quella del Santuario Interno di Ise, compresi i dieci tronchi del tetto katsuogi e le decorazioni a forma di gioiello (suedama) sulle ringhiere. Accanto agli edifici principali ce ne sono diversi più piccoli, costruiti in vari stili architettonici e dedicati a varie divinità, tra cui Amaterasu, Sarutahiko, Ebisu, Inari e gli dei Kasuga.


Un altro edificio sacro della zona è il tempio Nariai-ji, che fa parte della setta Shingon del buddismo giapponese. Il tempio era originariamente situato vicino alla cima del monte Tsuzumigatake, ma è stato spostato nella sua posizione attuale più a valle dopo una frana circa 250 anni fa. L’attuale terreno è ancora abbastanza alto sul pendio da offrire delle belle vedute sulla baia sottostante. Nariai-ji è uno dei 33 templi visitati lungo il pellegrinaggio di Kansai Kannon nel Giappone occidentale.

Il principale oggetto di culto è una statua in legno intagliato di Kannon, la dea buddista della misericordia, che risale al periodo Heian. Sotto la sala principale si trova un piccolo campanile in legno contenente la “campana della neutralità”. La campana è completamente racchiusa nella sua torre e non è mai stata suonata a causa della triste leggenda sulle sue origini: un bambino cadde accidentalmente nel metallo fuso per essere colato nella campana. Un po’ più in basso sul pendio si trova un’imponente pagoda di cinque piani che è stata ricostruita alla fine degli anni ’90


Ine è una cittadina situata intorno alla baia omonima nel nord della prefettura di Kyoto, a circa 15 chilometri a nord di Amanohashidate. Ha una lunga e ricca storia come villaggio di pescatori ed è considerato uno dei più belli del Giappone. L’aspetto unico di Ine sono le sue funaya. Letteralmente significa “case delle barche”, perché questi edifici tradizionali sul lungomare contengono garage per le barche ai primi piani e spazi residenziali ai piani superiori. Oggi rimangono più di 200 funaya lungo la baia. Alcune di queste sono state convertite in pensioni dove i visitatori possono pernottare.

Il modo migliore per vedere Ine e le sue funaya è dal mare in barca.

Per il resto, è una normale città abitata da lavoratori e la maggior parte delle case sono residenze personali. Ci sono solo un piccolo numero di negozi e ristoranti. La più grande concentrazione di servizi si trova al Funaya no Sato Park, una stazione a lato della strada su una collina sopra la città, con ampi parcheggi, un ufficio di informazioni turistiche, un punto panoramico, ristoranti e negozi.



Articolo a cura di Susanna Ribeca, (scrittrice)



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