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UOMINI COME PONTI: YAZU YAGI

UNA STORIA DI AMICIZIA FRA ITALIA E GIAPPONE


Articolo a cura di Susanna Ribeca, (scrittrice)



La prima volta che il signor Yazu Yagi vide la Piramide Cestia gli mancò il respiro.

Era la prima volta che succedeva. Con il suo carattere fermo e la sua logicità di pensiero, non credeva che un'opera architettonica potesse emozionarlo così intensamente.


La sua passione per la Roma antica, nata con la lettura dei romanzi storici della scrittrice nipponica Nanami Shiomo, aveva creato una misteriosa affinità con quel mondo tanto lontano nel tempo e soprattutto nello spazio.

Nella terra dei samurai non ci sono templi di colonne bianche, acquedotti ed anfiteatri di travertino, ma il valore bellicoso degli antichi romani era per lui lo stesso dei guerrieri che seguivano il bushido.


Anche Yazu Yagi, nato a Nishinomiya, prefettura di Hyōgo, aveva combattuto a suo modo per far nascere, crescere e prosperare la sua impresa di moda con disciplina e dedizione.

Come Presidente e CEO della Yagi Tsusho Limited, forse spinto dalla sua ammirazione per l’Italia, si era dedicato all’import sul mercato giapponese di prodotti italiani del settore tessile e moda. Le energie del Presidente, coadiuvato dal suo staff, fin dall’inizio si sono concentrate su quelle realtà imprenditoriali medio-piccole, tipicamente italiane, sinonimo di prodotti di eccellenza per qualità e design. Lanciandoli sul mercato giapponese, e sviluppandone i brand, egli ha dato un considerevole impulso a molte aziende italiche.


Tanta passione fu da subito ricambiata: nel 1996 fu insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana e successivamente, nel 2011, di Commendatore, per il suo costante contributo.

Così, la Yagi Tsusho Limited volle festeggiare i quarant’anni di attività a Milano restaurando un monumento italiano. L’ambasciatore di allora Umberto Vattani, presidente della Fondazione Italia Giappone, assecondò lo slancio di Yazu Yagi verso Roma, mostrandogli la Piramide. Incassata fra le Mura Aureliane e la Porta San Paolo, i bei marmi che la rivestivano erano ricoperti da un velo di smog.

Il signor Yagi, con gli occhi lucidi, sollevò mentalmente il nero smog che la ricopriva e vide splendere i marmi di Carrara di bianco, il suo colore preferito.


Un’intuizione di inspiegabile affinità gli avvolse il cuore:

“Questo è il monumento che farò restaurare!”



La Piramide Cestia (o Piramide di Caio Cestio, Sepulcrum Cestii in latino) è una tomba romana a forma di piramide di stile egiziano costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C.

Fu edificata in soli 330 giorni, forse anche meno. Infatti, Caio Cestio dispose espressamente nel suo testamento che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità. Le misure sono quelle canoniche: base di 100 piedi e altezza di 125 piedi, la camera funeraria (violata nel Medio Evo asportando l’urna), ha la volta a botte, con decorazione pittorica in terzo stile pompeiano. Un monumento fastoso ma costruito fuori porta, rispettando la lex Iulia sumptuaria contro il lusso eccessivo, promulgata nel 18 a.C. Tutto quello che conosciamo della Piramide si deve alle iscrizioni, due ripetute sui lati est e ovest, una più piccola sul lato est e a quelle sulle basi esterne. Un edificio simbolo, che nel tempo ha subito molti restauri, come quello di papa Alessandro VII Chigi, che nel 1659 stanziò cinque mila scudi e non trasformò, come voleva la corte, il sepolcro romano in una chiesa, aprendo la porta che conduce alla camera sepolcrale. Fu frequentata per la sua forma catalizzatrice di energia per riunioni esoteriche, a cui partecipò anche Ugo Foscolo.


Un sepolcro così eccezionale non poteva che appartenere ad un uomo eccezionale, pensò Yagi. E cercò di saperne qualcosa in più, molto poco in verità.

Caio Cestio Epulone visse nel I secolo a.C. Era figlio di Lucio e i suoi parenti Gaio Cestio e Lucio Cestio erano pretori alla fine della repubblica (44/43 a.C.). Lo stesso Cestio Epulone era tribuno della plebe, pretore e membro dei septemviri epulones (un collegio costituito da sette uomini, incaricati di occuparsi dei banchetti pubblici e dei giochi offerti secondo il rito in occasione di alcune festività religiose; infatti, in latino il termine epulones significa banchettatori). L'appartenenza al collegio era un onore che entrava a far parte del cursus honorum dei personaggi pubblici.



Questa figura di antico romano, talmente amante delle cose egizie da volere essere sepolto in una piramide, ricordò al signor Yagi sé stesso, innamorato dell’Italia. Uomini come ponti fra culture diverse, per stimolare e mantenere viva l’armonia fra i popoli.

A settembre 2010 l’incontro con i responsabili della Piramide, a dicembre la comunicazione al Ministero del finanziamento di un milione di euro, a marzo 2012 la firma della convenzione fra le parti, a novembre l’inizio dei lavori di restauro. A dicembre 2013 Yagi concede un secondo finanziamento.

L’intervento, diretto dall’architetto Maria Grazie Filetici, realizzato da architetti, archeologi, strutturisti, chimici, restauratori, venne preparato nei particolari per i problemi delle acque stagnanti del terreno su cui sorge (anticamente l’area si chiamava “i prati di Testaccio”), le infiltrazioni d’acqua nella cella, l’attacco di microorganismi e dello smog sui blocchi di marmo di Carrara anche a causa dell’uso di acidi in un restauro degli anni ’60.


Ė stato il primo intervento globale che si è avvalso delle competenze degli specialisti e degli enormi progressi della tecnologia. Qualche esempio? L’impiego, contro eventuali terremoti e per contenere le deformazioni dei rivestimenti di marmo (presenti già nel ‘600), di mega stop in acciaio inossidabile lunghi fino a sette metri, i rilievi con laser scanner, l’impiego di droni per le vedute, e per il monitoraggio l’utilizzo di rocciatori che a 36 metri di altezza andranno a riprendere delle lastrine di marmo su cui fare dei test sull’efficacia dei protettivi impiegati. Perché possano servire anche per altri restauri.

I lavori terminarono con 75 giorni di anticipo sulla data stimata, il 19 dicembre 2014, anno dedicato al bimillenario della morte di Augusto. Un record il restauro ultimato in 327 giorni, come, ricordiamo, un record fu la costruzione della Piramide, portata a termine in 330 giorni. Somma elargita dal signor Yagi: 2 milioni di euro. Niente vantaggi fiscali, né pannelli pubblicitari, solo una targa a ricordo.



Il 2 giugno 2015 il mecenate Yuzo Yagi è stato insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Si tratta del primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari."


Grazie, Yuzo Yagi-san.


Articolo a cura di Susanna Ribeca, (scrittrice)



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