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GIAPPONE, TERRA DI MOSTRI: Donne pericolose

Immagine del redattore: Susanna RibecaSusanna Ribeca

(Articolo a cura di Susanna Ribeca, scrittrice)



Volendo parlare di mostri femminili giapponesi, donne davvero pericolose, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Le storie legate a queste creature sono a volte terrificanti.


Un esempio è la takaonna (donna alta), che in genere si aggirava nei bordelli, spiando e spaventando la clientela.

Si racconta che a Wakayama una ragazza fu data in sposa ad un commerciante di manufatti di legno. Inizialmente sparì il figlio di lui, di 5 anni, e poi, uno ad uno, scomparvero i lavoranti del negozio.

Alla fine, il marito, avvertito da un’entità soprannaturale, si accorse che la consorte, di notte, si trasformava in un essere altissimo ed assassino, che si poteva allungare ed accorciare a piacimento.

Il pover’uomo se la diede a gambe, nascondendosi sui monti.



Un altro mostro femminile gigantesco, ma di tutt’altro genere, è la yamaonna, ossia la donna della montagna.

Anticamente, in tutto il Giappone, le montagne erano considerate una specie di mondo degli spiriti, quasi un paese straniero.

In genere, erano popolate da creature con caratteristiche variabili da regione a regione, però la "yamaonna" era sempre presente ovunque, descritta come una femmina altissima, più di tre metri, tanto da superare di parecchio le cime dei pini, con un bel viso dalla pelle bianca, i capelli arruffati e lo sguardo torvo e spiritato, molto animalesco.



Un altro spettro che appare durante le tormente di neve sui monti è la yukionna (donna della neve).

Molto famosa nel nord del Giappone (che è più freddo e soggetto ad abbondanti nevicate), la yukionna arriva quando soffia il vento gelido nel turbinio dei fiocchi: ha la pelle candida ed indossa un kimono bianco.

Non bisogna fissarla per nessun motivo, perché altrimenti ti uccide.

Quando, al termine di una tempesta, gli abitanti dei villaggi scoprono un cadavere, sanno che è stata sicuramente la yukionna.



Altre donne “mostruose” sono vittime di sé stesse.

La tsuraraonna (donna stalattite di ghiaccio) non riuscì ad evitare che una coppia di suoi anziani ospiti, i quali le avevano premurosamente preparato il bagno senza sapere chi fosse, la incitasse ad entrare nella vasca di acqua calda.

Essendo fatta di acqua congelata, vi si sciolse dentro. Di lei rimase solo la spilla per i capelli.


La nebutori (grassa dormiente) può sembrare invece la personificazione di ogni incubo femminile!

Si pensava che fosse una malattia mostruosa: colpiva le donne che dormivano eccessivamente.

Una sposa bellissima di giorno, di notte si allargava talmente tanto da occupare l’intera stanza ed il suo russare ricordava un carro in movimento. Alla fine, il marito la lasciò.

Insomma, le caratteristiche di questa malattia sono: il russare rumoroso, la perdita del fascino, la grande agitazione in ogni discorso e l’abbandono da parte del consorte.

Se però la grassa dormiente viene posseduta da un tanuki (il cane procione, animale magico per eccellenza), le cose cambiano.



Esiste poi un tipo di spettro che si occupa delle sensazioni provocate da certe azioni, come il leccare o lo strofinarsi a qualcuno.


Un esempio curioso è la nameonna, che ha la sgradevole abitudine di leccare gli uomini dalla testa ai piedi con la sua lingua lunga e ruvida come quella di un gatto, disgustandoli e facendoli scappare via.



Sicuramente particolare è la kerakeraonna (donna che ride sgraziatamente).

Impersonifica un mostro che, invece di rallegrare con le sue risate, incute terrore in chi ne è il bersaglio.

La kerakeraonna appare un po’ ovunque in Giappone, specie quando un viandante solitario inizia a sentirsi insicuro su strade spopolate e magari sconosciute.

Ecco allora che ode una risata fragorosa esplodere alle sue spalle: girandosi, vede una donna gigantesca che sghignazza di lui.

Alla terza risata, anche gli uomini più coraggiosi svengono.

Se si è in compagnia, la kerakeraonna perfidamente fa in modo di essere udita solo da uno che, quando comincerà a spiegare che una donna enorme sta ridendo, sarà preso in giro anche dai compari ignari.



La isoonna (donna della riva) era temutissima dai marinai di varie isole.

La parte superiore appariva umana, quella inferiore era evanescente come un soffio di vapore e finiva nel nulla.

Stazionava sulle rive e, quando le navi ormeggiavano per la notte, stendeva i suoi lunghi capelli sulle persone addormentate, prosciugandone il sangue e causandone la morte.

Per questo, quando si calava l’ancora in baie sconosciute, bisognava avere l’accortezza di mettere tre fili di paglia sulla coperta o sui vestiti, meglio se provenienti dal tetto della casa di un pescatore.



L’argomento “mostri femminili” è inesauribile, per cui avremo occasione di parlarne in altre puntate.


Conosci altri mostri femminili giapponesi? Raccontacelo nei commenti!!

Al prossimo mostro!


(Articolo a cura di Susanna Ribeca, scrittrice)



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